La scelta è stata piuttosto facile…ho aperto "Osterie d'Italia" e ho trovato un'osteria che fosse più o meno a metà strada fra Roma e Buonconvento (SI).
Varrebbe la pena inerpicarsi sulla stradina in salita che
porta alla tana solo per lasciare che gli occhi ammirino da lassù la vista sul
lago di Bolsena, bello come non avevo mai capito fosse. Entrando si respira subito un’aria di familiarità che non può che essere presagio di un
pasto cucinato col cuore e l' orticello (mantenuto in permacultura) che accoglie all' ingresso infonde sicurezza.
A darci il benvenuto nella sua tana (e casa) c’è Bruno, l’orso…
fiero e attaccato alla sua terra, sabato scorso seriamente preoccupato per un incendio in
corso.
Alla vista del menù scopriamo di essere finiti nella prima
EnoCacioTeca della nostra vita e la cosa ci fa sorridere. Il sorriso rimane
alla lettura di piatti fatti di una semplicità sapiente, bizzarra forse solo
la scelta di mettere fra i primi portate che non prevedono pasta, come i
fagioli del purgatorio con la cipolla e un misto di verdure dell’orto, e la presenza di una lasagna non proprio estiva: salsiccia e funghi.
La nostra scelta per gli antipasti ricade su crostini con i fegatini e della coppa di cinta senese con prezzemolo: di magistrale fattura i primi con un non troppo forte sapore di fegato che a volte stanca, magistralmente scelta la seconda.
Poi per primo piatto quella che secondo noi è il successo del giorno, gli straccetti (impasto di acqua e farina fatta con il germe di grano) con un battuto di pesce di lago… alla presentazione del piatto in tavola ero un po' contrariata, il colore tono su tono del pesce sulla pasta risultava piuttosto deprimente. Mi sono subito ricreduta all' assaggio... saporitissima grazie all'ajo e ojo di produzione propria e per niente banale.
Scegliamo di non prendere il secondo perchè il caldo è tanto e non vogliamo appesantirci ma non potevamo non assaggiare almeno i contorni: cipolline in agrodolce, carciofi sott'olio e talli d'aglio. Non ne avevo mai sentito parlare e non sapevo cosa fossero. Bruno generosamente ce lo spiega e io l'ho anche capito ma per evitare figuracce riporto una definizione decisamnete migliore di quello che saprei dare io: "lo scapo fiorale, tallo o tarlo cilindrico, si allunga ma difficilmente viene lasciato virare da vegetativo a riproduttivo, in quanto si procede con l'asportazione quando esso raggiunge una lunghezza di 20-25 cm, per favorire la differenziazione di più bulbilli all'interno del bulbo". In alcune regioni d' Italia, fra cui il viterbese, questi talli vengono mangiati.. il sapore è dolce e piacevole, l'aglio rimane un restrogusto, un sentore. Il problema ora è...come me li procuro?? Toccherà piantare l' aglio l' anno prossimo!
Per finire il dolce... uno dei nostri cavalli di battaglia... che mi aveva anch'esso fatto sorridere alla prima occhiata al menù: ricotta, cannella e miele di castagno...